Gli studi legali italiani registrano negli ultimi sei mesi un incremento significativo di contatti da parte di alcuni fondi, con società potenzialmente interessate al finanziamento di contenziosi.
Il Tpf o litigation funding consiste, in sintesi, nell’intervento di un finanziatore in una causa legale o in un arbitrato. Obiettivo del finanziatore è ottenere un rendimento, ovviamente partendo dal presupposto che la causa abbia più che buone probabilità di successo. Il cliente, da parte sua, trova il supporto finanziario per sostenere una causa che, diversamente, non avrebbe avviato per ragioni di costi oppure monetizza immediatamente il diritto (teorico) a un risarcimento.
A richiedere l’avvio di una due diligence da parte di investitori specializzati oggi sono anche società che avrebbero i mezzi per sostenere le spese legali, magari già coinvolte in cause internazionali, ma che in seguito all’emergenza Covid-19 hanno necessità di controllare la liquidità e frenare le uscite e, per questo motivo, decidono di esplorare la strada del finanziamento. In alcuni casi non sono all’inizio di un contenzioso, ma in corsa.
In altri casi la vendita di un lodo favorevole oggi diventa più interessante di prima. Oppure, per ottenere l’esecuzione di una sentenza, ci si affida a un fondo per non aggravare ulteriormente i bilanci.
Il fondo OmniBridgeway registra un aumento di richieste di finanziamento e negli ultimi sei mesi si è impegnato a finanziare quasi 7 milioni di euro verso clienti italiani in cause internazionali (rispetto a circa un milione di euro nei sei mesi precedenti legati a un’unica azione collettiva). Si registra un aumento del 15% a livello globale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Su scala mondiale, il litigation funding è molto sviluppato in Usa, Canada e Australia, ma sta prendendo piede anche in Europa e in particolare nei Paesi Bassi, Svizzera e Norvegia.